Io non ho paura è un romanzo che si legge in poche ore. Fin dalle prime pagine, si avverte che la spensieratezza dell'età dei giochi in un'estate caldissima di una remota campagna meridionale, è spietatamente compromessa. Il silenzio dei campi di grano, dove i bambini si rincorrono, nasconde molto più di quanto si possa immaginare.
Michele Armitrano è un bambino di nove anni degli anni 70 che passa i pomeriggi estivi a girare per le campagne con un gruppetto di coetanei (Il Teschio, Salvator, Barbara e Maria sorella di Michele). In un'estate torrida, tra i campi di grano di una campagna del Sud Italia, Michele viene per caso a conoscenza di un terribile segreto che gli toglie l'allegria, gli toglie l'età infantile per restituirgli con ferocia, la triste realtà che infuria ad Acqua Traverse.
Niccolò Ammaniti tratteggia gli adulti della vicenda come complici e indifferenti a quanto si verifica sotto i loro occhi. Leggendo questa storia ho pensato a diversi casi di cronaca avvenuti nel nostro paese e in particolare ad uno, che si verificò negli anni '90, che mi turbò molto, se non altro perché la vittima aveva più o meno la mia età e non ho mai saputo immaginare di quanto e quale coraggio sia stato capace.
Quella di Michele è una storia in cui la criminalità si scontra con l'ingenuità e la purezza d'animo di un bambino, che dovrà fare una scelta, quella più difficile che un bambino può essere chiamato a fare: scegliere da che parte stare.
Libro consigliato dai 12/13 anni, è una storia alla portata dei ragazzi, ma è bene ricordare che in alcuni passaggi si utilizza un linguaggio crudo e schietto.
Niccolò Ammaniti
219 pagine
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